
Quella serenità che agli italiani appare sempre più lontana se è vero che il 46% degli occupati crede che affronterà una vecchiaia di ristrettezze. Il 34% dei lavoratori ha paura di perdere il lavoro e di rimanere senza contribuzione e il 25% d’essere costretto a una contribuzione intermittente. Il 19% degli intervistati sa che avrà problemi a costruirsi una pensione pubblica, ma anche una integrativa. Il tutto contornato dai continui cambiamenti legislativi che non fanno che aumentare timori e ansie per il futuro: per l’84% dei lavoratori la previdenza cambierà ancora.
Più nei dettagli dallo studio del Censis emerge che in generale gli italiani credono che percepiranno una pensione media uguale al 55% del proprio reddito attuale. Un quarto dei lavoratori crede che avrà una pensione inferiore al 50% del reddito e il 43% che percepirà al massimo tra il 50% e il 60% del reddito.
I dipendenti pubblici attendono una pensione pari al 62% del reddito, i privati uguale al 55% e gli autonomi al 51% del loro reddito attuale. I giovani tra i 18 e i 34 anni calcolano che avranno una pensione pari al 54% del loro reddito, i lavoratoti più anziani pari al 60%.
Previdenza complementare, questa sconosciuta. Ne parlavano ieri: il sistema di pensioni integrative in Italia è al palo per diversi motivi. Innanzitutto economico: il 41% dei lavoratori arriva a stento a fine mese e non può permettersela; il 28% poi semplicemente non si fida; il 19% si ritiene ancora troppo giovane e il 9% invece preferisce lasciare il Tfr in azienda.
Ma c’è anche un problema di comunicazione se solo 6 milioni di lavoratori in Italia hanno una conoscenza perlomeno sufficiente della previdenza integrativa: tocca in primo luogo ai sindacati e ai datori di lavoro informare correttamente su una questione così importante, ma anche il governo può, e dovrebbe, fare la sua parte.
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