venerdì 28 dicembre 2012

Con 'Le nuove pensioni' arriva una bussola per orientarsi nella previdenza



Raffaele Marmo  (foto Labitalia)
ultimo aggiornamento: 20 dicembre, ore 18:39
Roma, 20 dic. (Labitalia) - Forse a nessun settore come quello della previdenza ha calzato a pennello il termine 'giungla'. Ma le riforme che si sono susseguite in vent'anni (dal 1992 al 2012) hanno reso questa giungla un po' meno fitta, rendendola più simile a una foresta pulita, con alberi dalle radici solide e dai rami robusti. E all'albero principale di questa foresta, quello della previdenza pubblica, è dedicato l'ultimo libro di Angelo Raffaele Marmo 'Le nuove pensioni' (Oscar Mondadori, 395 pagg, 10 euro).
Marmo, giornalista, esperto di lavoro e previdenza, già responsabile della redazione romana del 'Quotidiano Nazionale', è attualmente direttore generale della comunicazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Chi meglio di lui, quindi per cercare di spiegare agli italiani e alle italiane, tutto sul proprio futuro pensionistico? In effetti il libro, lontano dai calcoli attuariali e dalle stime statistiche, si prefigge un obiettivo: quello di rispondere alle numerose domande ('Quando andrò in pensione?', 'Di quanto sarà il mio assegno?', 'E quando arriverà?' e così via), che soprattutto chi si avvicina al momento del 'riposo' dal lavoro, si pone.
E così, con un ricco corredo di tabelle e di casi concreti, Marmo ci spiega che ad esempio non c'è più la pensione di anzianità, e che al suo posto è stata introdotta la pensione anticipata (così chiamata perchè permette di lasciare il lavoro prima dei nuovi limiti di età stabiliti per la pensione di vecchiaia), che con la vecchia rendita ha poco in comune.
Si scopre così che un dipendente pubblico o prvato (o anche lavoratore autonomo), per ottenere la pensione anticipata deve aver accumulato contributi per 42 anni e 1 mese nel 2012, 42 anni e 5 mesi nel 2013, 42 anni e 6 mesi nel 2014 e nel 2015. Una donna occupata negli stessi settori deve invece accumulare un anno di meno.
La pensione di 'vecchiaia' invece, dice Marmo rimane "sempreverde", tanto per restare nel simbolismo boschivo: ce ne sono di due tipi, quella standard (per chi ha cominciato a lavorare prima del 1995) e quella 'new style' (per chi ha cominciato dal 1996).
Ma nel libro trovano spazio tutti i casi previsti dalle norme in materia di previdenza: dalle regole per chi ha svolto anche per un periodo parziale della sua vita lavorativa un lavoro usurante e faticoso, alla spinosa vicenda degli esodati, dalla scelta tra totalizzazione e ricongiunzione, o il lavoro dopo la pensione. Chiude il volume un'utile 'Ruota della pensione', con le molte possibilità che possono verificarsi per i lavoratori, a seconda della loro posizione e della loro anzianità contributiva.

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