27 marzo 2013
In caso di morte del titolare, la
pensione di reversibilità passa al coniuge e ai figli. Ecco le
modalità e i casi in cui questo è possibile.
In termine tecnico viene definita
dall’Inps “pensione ai superstiti”: in pratica, la legge
stabilisce che, in caso di morte del titolare, il diritto
previdenziale passa ai familiari.
Nel nostro approfondimento trovi tutte
le regole per poterne beneficiare.
Due diversi tipi
La pensione ai superstiti può essere
di due tipi.
Di reversibilità. Se chi è deceduto
già prendeva la pensione di vecchiaia o di anzianità, quella di
invalidità o di inabilità.
Indiretta. Nel caso in cui il
lavoratore deceduto, anche se non ancora in pensione, aveva comunque
raggiunto i requisiti minimi per prendere la pensione. Ciò
significa, in concreto, che il lavoratore al momento della sua morte
aveva maturato almeno 15 anni di contribuzione versati in tutta la
sua vita previdenziale oppure, in alternativa, 5 anni di
contribuzione di cui almeno 3 versati nel quinquennio precedente la
data della sua morte.
Quando la pensione passa al coniuge
Dopo la morte del coniuge, il diritto
alla pensione scatta in automatico per la moglie o il marito
superstite, in misura differente a seconda della presenza e del
numero di figli. Questo vale anche se la coppia è separata.
Attenzione, però: nel caso il giudice abbia stabilito che la rottura
della coppia era “addebitabile” al coniuge superstite, la
pensione passerà a quest’ultimo solo se risulta titolare
dell’assegno di mantenimento stabilito dal Tribunale.
Quando la pensione passa ai figli
In caso di morte del padre/madre, la
pensione ai superstiti, oltre che al coniuge, spetta anche ai figli
(legittimi, legittimati, adottivi, affiliati, naturali, legalmente
riconosciuti o giudizialmente dichiarati, nati da precedente
matrimonio dell’altro coniuge), purché alla data del decesso del
genitore siano: minori di 18 anni; studenti di scuola media superiore
di età compresa tra i 18 e i 21 anni, a carico del genitore e non
impegnati in alcuna attività lavorativa; studenti universitari per
tutta la durata del corso legale di laurea e comunque non oltre i 26
anni, a carico del genitore e non impegnati in alcuna attività
lavorativa; inabili di qualunque età, a carico del genitore.
Altri parenti
Quando non ci sono né coniuge né
figli, la pensione ai superstiti può essere riconosciuta ai genitori
del lavoratore deceduto, purché abbiano almeno 65 anni di età, non
siano titolari di pensione diretta o indiretta e, alla data del
decesso, risultino a carico del figlio.
Quanto si prende
Le quote di pensione del defunto dovute
ai familiari vengono calcolate in base a ciò che sarebbe spettato al
lavoratore al momento del decesso. Facciamo qualche esempio: il
coniuge senza figli prenderà il 60% della pensione del coniuge
defunto; il coniuge con un figlio prenderà l’80%; il coniuge con 2
o più figli prenderà il 100%. Nel caso il diritto al trattamento
previdenziale ricada su più parenti, la somma delle diverse aliquote
non può comunque superare il 100% della pensione. Se il superstite
che percepisce la pensione possiede altri redditi, la pensione viene
ridotta percentualmente a seconda del reddito.
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